sabato 27 febbraio 2010

L'OSCURO RAPPORTO ARTISTA e PASSANTE: un caso

Ore dodici e dieci, un rumore irruento di un portoncino a vetri che si spalanca, l’artista trasecola con volto sgomento di terrore: è uno spettatore.
In virtù di un’audace cortesia che da sempre distingue i giovani artisti nei confronti dei signori curiosi, la pittrice sorride e nella sua beata disponibilità al confronto aggiunge:
-Scusi signore, ho preso paura-.
Il signore severo la osserva a lungo, prima di urlare, con voce roca:
-No, sei tu che mi spaventi con questo… questa… questo obbrobrio, questo, questa… pittura-
(Pausa).
-Non mi fraintenda signorina- prosegue il vegliardo – non è per il… disegno, i colori in sé, è che le cose devon esser fatte per durare nel tempo, non per morire subito… così. Un disegno, un qualcosa sul muro? E poi? E poi si devon chiamare gli imbianchini, e sono altri soldi, e si che ne abbiamo un bel po’ qui (io stesso pago le tasse) non le pare? E per cosa? Per il muro bianco come prima? Per.. questo?-
La giovine artista sorpresa da tanta determinazione antepone ad eventuali violenze la struttura del progetto:
- Sa, siamo giovani artisti, siam qui due settimane così… per fare un lavoro insieme e per cogliere questa opportunità, magari cercando di…-
-Appunto! Appunto! E vi pagano, anche, magari?-
-No, no, si figuri, i soldi per il materiale, si fa per cominciare…-
-Dovrebbero invece, dovrebbero. Sa, anch’io ho fatto l’artista di numerose e meraviglioidi opere mirabolanti, e non ho mai lavorato gratis, nossignore, il lavoro richiede dignità. Pensi signorina, pensi alla Gioconda: un quadro, un simbolo, ah! La Gioconda! Ah! La Gioconda, quella sì, quella sì, la Gioconda!-
-Bè, la Gioconda in effetti è un capolavoro, io non discuto, no, non mi ci metto nemmeno. Però il nostro progetto ha un senso ben preciso, e sarebbe nello specifico di
-Signorina! Ma signorina! Mi perdoni, cosa sarebbe quella cosa che ha qui nella lingua?-
L’artista sente le labbra ed i muscoli sublinguali irrigidirsi, mormora con voce tenue
-Un piercing.-
-Un Pirsin? Un Pirsin? AAAh, questi giovani moderni, il ferro in bocca, il ferro in bocca! Quale scandalo, quale affronto alla comune morale! Un ferro in bocca! Certo che quel ferro però… HE HE lo sa lei mia cara, io sono un –diciamo- amante dei giochetti, HE HE come dire, quel ferro in bocca potrebbe –diciamo- essere interessante.
L’artista è a disagio. Guarda il cestino. L’interlocutore, forte del suo charme, riprende con voce e tono più concitati di prima:
-Ma lei, signorina. Guardi che sbaglia, sa, a voler fare l’artista. Altro che artiste, le donne son brave a fare tutt’altro, e quanti bei soldini prenderebbe! Ma guardi che io non voglio mica giudicare la sua vita, sa -dio me ne scampi- è che questa roba qua la paghiamo noi cittadini, eh, e poi è un peccato che un’opera come la sua venga ridipinta tutta di bianco! L’opera deve restare nel posto in cui è stata presentata, altrochè. Mi capisce? Mi capisce? Oh, ma che tardi, magari adesso me ne vado, così la lascio lavorare…-

Tosto s’appresta il secondo, inconsapevole artista. Convinto della positività del mondo, cieco di perverso ottimismo, egli apre a sua volta la porta.
-Permesso!-
-Oh, Oh, dio mi perdoni, che non sia mai che blocco l’accesso a uno spettatore venuto per la mostra!-
-Veramente anche lui è uno di noi nove!-
-Ah, ah, il nostro artista, sa, come stavo cercando di far capire alla signorina: glielo traduce lei il nostro proverbio, sa quello che dice (*suoni incomprensibili)-.
-Veramente io mi sono trasferito qui solo da quattro anni, sono Veneto. Da Treviso.-
-Veneto! Ma bene! Ma bravo! Come si chiama il fiume che passa per Treviso?-
-Il Sile-
-Ecco, appunto signorina, Veneto, vede? Certe cose bisogna saperle. Le donne di Treviso, ah, che belle, che belle le donne di Treviso. Io non le sopportavo, loro volevano che io fossi sempre così (gesto) stà seduto e stai zitto, che sei trentino. E io, e io invece avrei voluto dirgli: no cara mia, tu stai così (gesto) che a parlare e a decidere ci penso io. Non è forse vero? Le donne da Treviso? Eh? Non è forse vero??-
-eh, sì, le donne da Treviso… (?)-
-Ha ha, lui si che la sa lunga, ha ha. E cosa fa lei qua dentro?-
-Bè, io faccio scultura.-
Silenzio.
-Vergogna! Vergogna! Vergogna, sì vergogna!
Ma andiamo mio caro, lei è una vergogna per tutti, e pure lei (indica la pittrice) lassù! Queste non sono opere d’arte, queste sono un affronto! L’opera d’arte deve essere immortale, non una… un.. un.. una… cosa… come… (indica schifato la scultura).
-Sì, ma per fare una cosa di altro tipo ci vogliono tempo, e ci vogliono i materiali, e a che pro se tanto questo progetto dura due settimane?-
-Appunto! Appunto! Noi questo posto lo abbiamo costruito per voi! Perché abbiate il tempo, perché abbiate i materiali! Ma lo sa lei, mio caro, quanti cazzo di soldi abbiamo speso, per tutto questo? Trentasette farfuglioni di farfugliardi e tre bottoni!!!-
-OOH!- Dicono in coro i due artisti.
- E non è un caso, sapete, se in una città come la città con le opere d’arte più straordinarie d’Italia… ma a proposito, qual è questa città?
-…-
-…-
-Ravenna per l’appunto, Ravenna. E lì dicono: sì, abbiamo tante opere d’arte, e per fortuna ci torna indietro qualcosina: i negozi vendono birre, panini, e qualcosina lo tirano su da là. Perché vede lei, dove abita mio caro?-
-Io abito poco più in su di Martignano…-
-Ecco, quanto paga lì?-
-Mah, pago sui quattrocentocinquanta euro al mese, ma convivo con un’altra persona.-
Grasse risate, e poi subito, ricomincia a strillare:
-Ma lo sa lei, mio caro, che io affitto appartamenti qui, qui a un palmo di naso, in via Belenzani, e sa quanto chiedo io? C E N T O E U R O. C E N T O E U R O. Perché sono onesto, onestissimo (tanto che quella signora di Treviso lo sa che mi disse? E’ REGALATO, mi disse. Regalato.) E la gente? Ma va là che ho conosciuto dei lazzaroni, gli tagliavano l’acqua, le dico, l’acqua, e non pagavano!! Ho cause e cause aperte con questi, che nemmeno ve l’immaginate! Ma vabbè, si è fatto tardi. Almeno però lei è fortunato mio caro (sguardo ammiccante all’artista) è fortunato, eh? No, dico, è fortunato, eh? con questa signorina...-
L’artista con vistoso sfoggio di scaltrezza risponde:
-Come scusi?-
-No, non sarà mica che (gesto da valente maschio italico/sfregamento indice-lobo dell’orecchio) lei, eh? No perché..-
L’artista, sempre più astuto, replica:
-Come? Cosa?-
-Oh, si figuri, io non ho niente contro i (gesto con l'orecchio). Due hanno anche affittato una casa. Credono che non l’abbia capito, invece si capisce che sono (gesto). Hanno attaccato insieme cinque letti, voglio dire, si capisce che affittano… prestano la casa per fare chissà cosa. Ci fanno chissà cosa, non lo voglio nemmeno pensare. Però pagano, sa? Quindi alla data precisa del mese mi danni i soldi e stop. Non voglio sapere nient’altro, miei cari. Alla fine del mese mi danno i soldi, e questo mi basta. Ma adesso si è fatto tardi, miei cari!
Arrivederci e buon lavoro, ci vediamo all’apertura!

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